Ecommerce in Italia: sì, forse è la volta buona!
Lo sappiamo: il mercato italiano – anzi, la società italiana – ha da sempre una notevole resistenza alle novità, nel bene e nel male.
L’ecommerce è una delle novità a cui gli italiani hanno resistito più a lungo. Tuttavia, se ti sei mai interessato all’argomento, sai che negli anni queste resistenze sono state progressivamente superate. Negli ultimi anni, per molte ragioni, l’ecommerce in Italia è stato definitivamente sdoganato. E le piccole e medie imprese sono quelle che potrebbero avere più vantaggi.
Vediamo perchè.
Gli studi più recenti non lasciano spazio a dubbi.
A livello globale nei primi mesi del 2020 la diffusione degli acquisti online è cresciuta del 17%, mentre i primi mesi del 2021 hanno visto una crescita del 58%.
L’Italia ha decisamente superato la media mondiale, con una crescita nel primo trimestre del 78%, dato che ci pone al 4° posto al mondo tra i paesi con il maggior aumento percentuale.
Gli utenti italiani hanno una netta predilezione per gli ecommerce che vendono prodotti e beni fisici, molto più rispetto a quelli che vendono servizi, e nel 2020 hanno comprato prodotti per un totale di 23.4 miliardi di euro, circa 5.5 miliardi in più rispetto al 2019.
Questi e altri dati significano semplicemente che ci troviamo in un periodo di transizione, a cui, tra qualche anno, guarderemo probabilmente come il periodo in cui l’ecommerce in Italia ha iniziato la sua età dell’oro.
L’ecommerce in Italia ha investito moltissimi mercati, ma tra i settori che hanno giovato maggiormente di questo trend troviamo food & beverage, abbigliamento e informatica di consumo.
Ad oggi il mercato digitale di cibi e bevande vale 2.7 miliardi di euro, circa il 70% in più rispetto al 2020.
Vanno molto forti anche prodotti di informatica ed elettronica di consumo: lavoro da casa e didattica a distanza hanno fatto crescere le vendite online del settore del 20%, per un totale di 6.2 miliardi di euro.
E nonostante i mesi di lockdown, anche gli ecommerce di abbigliamento italiani mostrano un trend positivo: 3.9 miliardi di euro e 22% in più rispetto all’anno precedente.
Dalla situazione sopra descritta emerge un ritratto ben preciso: per una serie di cause – e tra queste rientra sicuramente il lockdown – negli ultimi due anni l’ecommerce in Italia è diventato uno dei principali strumenti di vendita, e questo vale soprattutto per le PMI.
In base a quanto riporta questo studio, l’evoluzione non ha riguardato le grandi aziende quanto le piccole imprese: tra queste, l’utilizzo di ecommerce è aumentato del 50% e si è appoggiato soprattutto a piattaforme come Ebay e Amazon: queste soluzioni, seppur con tutti i limiti del caso, hanno permesse alle aziende di muovere i primi passi nella vendita online anche senza dover investire in un sito ecommerce di proprietà.
Ma se il trend è avviato nella giusta direzione, c’è un problema fondamentale: molte aziende italiane si stanno spostando verso la vendita online in modo passivo, come risposta a una situazione d’emergenza.
Volendo semplificare al massimo, queste aziende hanno fatto la scelta giusta per le ragione sbagliata e, soprattutto, nel modo sbagliato, senza prendersi il tempo di pianificare nel modo giusto. Il principale tema dei prossimi anni sarà quindi come avvicinarsi alla vendita online con la giusta forma mentis e con una strategia a lungo termine.
In questo percorso, uno degli elementi più importanti sarà la capacità di trasportare i punti di forza del business fisico nel business online, mentre uno degli ostacoli sarà il pregiudizio secondo cui il business online rischia di “erodere” quello fisico.
Ma se una certa mancanza di cultura digitale rimane diffusa, sono sempre di più le PMI che riescono a uscire dalla propria zona di comfort e a espandere il proprio business tramite internet, aprendo strade e opportunità potenzialmente illimitate.